Il testo del mio intervento in Consiglio, oggi, in occasione del Giorno del Ricordo:
"Signor Sindaco, Assessori, colleghi Consiglieri, rappresentanti delle Associazioni qui presenti, cittadini, abbiamo deciso di aprire i lavori del Consiglio comunale di oggi, 10 febbraio, dedicandolo alla celebrazione della Giorno del Ricordo.

Giorno che intende tenere viva la memoria di quanto sofferto dagli italiani nella provincia di Trieste, in Istria, a Fiume e nelle coste dalmate, durante la seconda guerra mondiale e nel periodo immediatamente successivo, è un momento di riflessione su una delle pagine più dolorose e tragiche della nostra storia, che deve aiutarci a sostenere e riaffermare le nostre conquiste di libertà e civiltà.

Non dobbiamo perdere di vista l’ obiettivo principale di questa giornata: conservare e rinnovare, come dice la legge istitutiva, «la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale».

Lo scontro ideologico e i drammi di una guerra ancora vicina, combattuta in nome del bene e della dignità del popolo italiano, hanno tenuto per molto tempo la nostra società un passo indietro dal guardare fino in fondo gli orrori delle Foibe. Oggi, da alcuni anni, finalmente questo passo è stato fatto. Alle vittime innocenti deve andare il nostro ricordo e la nostra pietà, qualunque matrice politica ne porti la responsabilità.

La guerra produce barbarie. Il secondo conflitto mondiale ci ha fatto conoscere gli abissi del totalitarismo, dell’odio razziale, dei massacri etnici, delle rappresaglie indiscriminate sulle popolazioni inermi. Tra questi, le atrocità delle Foibe, nelle quali si sono mescolati intenti di vendetta e di pulizia etnica.

La grande battaglia che si è combattuta nel nostro Paese affinché si affermasse la democrazia, deve essere celebrata in ricordo di tutte le vittime, di tutti gli inermi che sono stati travolti e annientati. Il riconoscimento della loro dignità di vittime e il loro ricordo, sono la condizione perché questo non accada più. Il ricordo in questo giorno contribuisce a formare una storia comune, elemento essenziale per il nostro Paese. Il fatto che la nostra Repubblica democratica sia fondata su una causa giusta, come la lotta al nazi-fascismo, non può permettere a nessuno di negare che siano stati commessi crimini, e a volte usando questa giusta lotta come occasione, purtroppo, di lotta fratricide e politiche (nel senso peggiore e più riduttivo del termine).

La pietà d’altra parte non deve mai diventare un pretesto per rinnovare lo scontro ideologico. Gli innocenti uccisi non possono essere una bandiera da sventolare in nome di un’ideologia, né per questa stessa ragione cadere nell’oblio. La terribile esperienza della guerra di liberazione che ha portato italiani a combattere anche contro altri italiani, non deve più avere pagine nascoste. La trasparenza su queste vicende è condizione per l’evoluzione sociale. Forse dobbiamo ancora riflettere appieno sul fatto che riconoscere i crimini commessi durante una lotta giusta, a distanza di qualche decennio, non nega e non mette in dubbio la validità delle ragioni della lotta stessa. In un certo qual modo, anzi, questo riconoscimento mostra un modo adulto e maturo di considerare la propria storia, un approccio che non si culla nell'illusione che tutto sia stato semplice e retto, ma che fa in conti con la parte scomoda del passato. E’ inoltre una lezione, molto attuale, di come ogni totalitarismo e la guerra che nasce dalla volontà di conquista e di assoggettamento portano lutti e crimini. Questo è il monito della celebrazione di oggi, in nome di un futuro in cui non abbiano più possibilità di ripetersi l’intolleranza, l’odio in nome della razza, le deportazioni, le pulizie etniche e i silenzi, a volte nel nome della ragion di stato o degli equilibri politici.

La democrazia è un valore e una realtà di cui possiamo godere grazie a coloro che in suo nome si sono sacrificati. Oggi possiamo fare questo, onorare con il nostro ricordo e con la nostra pietà le vittime di quel periodo tremendo della nostra storia, perché la battaglia si è risolta con la vittoria di quello che noi crediamo sia il bene per un popolo. L’affermazione dei principi democratici che soli possono salvaguardare e promuovere i valori dell’umanità e della convivenza partecipe.

Ripensare a quanto accaduto in nome dell’ideologia e del nazionalismo deve rendere ancora più forte la nostra intenzione di appartenere a un’Europa che sia terra di democrazia, libertà e pace tra i popoli, e il nostro proposito di radicare questa aspirazione nelle giovani generazioni.

E' infatti innegabile che senza un progetto comune come l'Unione Europea, forse – anzi probabilmente – popoli che adesso vivono fianco a fianco, godendo di diritti e libertà, non si troverebbero in questa situazione. Una delle opportunità fornite dall’Unione Europea è la possibilità di fare strada insieme, di avere sempre di più una storia comune, un destino comune di popoli che non dimenticano il passato ma costruiscono un orizzonte comune insieme, ognuno portando la propria prospettiva e la propria storia."

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