Mi chiedo quale sia la radice della confusione politica e degli episodi di aggressività neofascista di questi giorni, che potremmo definire semplicemente grotteschi se non offendessero la memoria di chi ha dato la vita per la nostra libertà.

Una delle risposte risiede di sicuro nell’ignoranza, che alimenta l’insensibilità e rende più facilmente vittime della strumentalizzazione tanti giovani che si prestano a pagliacciate e vandalismi in nome di chi, Mussolini e il fascismo, rappresentò una catastrofe per il nostro paese. Per questo credo siano quanto mai preziosi e tutt'altro che retorici gli appelli per l’estensione dell’insegnamento della filosofia, e dunque del pensiero critico, in tutti gli ordini di scuole, e per lo studio della storia. Mistificazioni, istinto gregario, assenza di autonomia intellettuale sono alla base dell’intolleranza e vengono alimentate proprio negli strati più vulnerabili della popolazione. Sono un grande pericolo per la nostra democrazia, come ci dice anche la nostra storia recente.

Fanatismo, rifiuto del confronto democratico, desiderio di scorciatoie autoritarie. I loro germi sono ancora presenti nella nostra società, lo dimostrano i fatti di questi giorni. Storia e pensiero critico sono alimenti della tolleranza, sono contravveleni dell’odio e della concezione dell’altro come nemico. E questi alimenti devono essere bene comune, sempre di più, soprattutto a partire dai nostri ragazzi .

30 aprile