Ci siamo "accorti" dei ragazzi e delle ragazze di San Siro, dopo i fatti di qualche giorno fa. I giornali discutono, alcuni politici speculano, in attesa della prossima "emergenza" che ci porti a parlare d'altro.
Purtroppo abbiamo sempre bisogno di "trasgressioni" per accorgerci di loro. L'acquiescenza, l'adattamento, l'isolamento e il ritiro sociale non ci turbano. Le trasgressioni improvvisamente ci risvegliano e ci obbligano a interrogarci sulle risposte. Ecco sarebbe molto meglio invece non averne bisogno e essere più costanti e lungimiranti nell'impegno e nel lavoro.
Dico la mia, richiamando una bella definizione che Gustavo Charmet ha dato degli adolescenti, ricordandone l'ambivalenza: "fragili e spavaldi", idea che in qualche modo ha anche ripreso don Claudio Burgio oggi sul Corriere in una bella intervista a Elisabetta Andreis.
 
Questa ambivalenza ci deve spingere ad investire, ad avere fiducia a costruire opportunità e speranze. Come? Offrendo occasioni e luoghi di relazione e incontro, luoghi in cui fare esperienze, mettersi alla prova, sentirsi cittadini, parte di una comunità, in cui incontrare adulti che sappiano rispondere, orientare, accompagnare. Si tratta di un lavoro di cura e costruzione di "buona vita" che ha bisogno di competenza, costanza e sguardo di lungo periodo. Accanto a questo la cura dei luoghi e la "bellezza" contro il degrado. Sono questioni che dovremo approfondire e senza la superficialità di un post.
 
Mi impegno a non far cadere la cosa e a portare nel dibattito pubblico tutta la mia esperienza di questi anni di lavoro con gli adolescenti "difficili"